Studi dentistici che aprono e chiudono – I segreti del Turismo Dentale


Si chiama paradosso economico e riguarda in particolar modo il settore odontoiatrico. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, in Italia la crisi della professione è innegabile. Eppure, nonostante le difficoltà, gli esperti affermano che l’unico frammento in costante crescita economica è proprio il settore medicale e nella fattispecie quello dentistico.
Eccolo il paradosso situato alla base di quel vuoto generato dal progressivo distacco tra paziente e professionista. Uno spazio che le grandi imprese e le società di franchising hanno saputo riempire in fretta facendo due semplici calcoli. Nella peggiore delle ipotesi, il profitto di uno studio dentistico si ferma al 5%. Questa soglia, per il privato, rasenta il fallimento, non può viverci e non può pagare nessun costo di gestione.
Le catene dentistiche low cost
Quella stessa soglia però, per una holding del settore, rappresenta un ampio margine di guadagno. Ma attenzione, il discorso non riguarda le catene dentistiche low cost, troppo frammentate e disordinate. Queste realtà sono destinate a scomparire, assorbite dai grandi gruppi finanziari che rileveranno tali cliniche e ne faranno delle catene assolutamente replicabili ovunque. Il mondo odontoiatrico diventerà una succursale in pieno stile McDonald’s o Starbucks. Negli Usa questa realtà ha portato nelle casse delle grandi holding ricavi da capogiro. Nel nostro Paese sembra l’unica strada percorribile.
Gli studi dentistici tradizionali
Competere con i fondi derivanti dalla grande capitalizzazione è impossibile. Lo studio dentistico monoprofessionale versa in una crisi grave, accentuata anche dalla costante crescita del turismo dentale. Molti dentisti non hanno avuto la possibilità o forse non hanno voluto adeguarsi alla realtà, rinunciando anche a un progresso tecnologico ormai necessario per rimanere competitivi. È anche vero però che di fronte a un mercato ormai saturo e povero di pazienti, sono stati pochi i professionisti che hanno deciso comunque di rischiare e investire in nuovi macchinari.
Il risultato è che lo studio tradizionale, quello al quale eri abituato sin da bambino, o chiude i battenti oppure decide di farsi assorbire dalle grandi catene odontoiatriche low cost. È proprio il dentista in difficoltà o prossimo al pensionamento il target preferito da questi franchising che non hanno nessun interesse a rilevare studi che, nonostante la crisi, presentano un ottimo fatturato. In questi ambiti i professionisti non vogliono certamente cedere un’attività ben avviata e comunque, i costi per rilevarla, sarebbero troppo alti e quindi non conformi alle logiche imprenditoriali. Le strutture che stanno per chiudere, che registrano un forte calo dei ricavi sono perfette per gli obiettivi finanziari delle holding del settore. Il professionista diventa quindi un dipendente che percepisce un salario e viene assoggettato alle logiche imprenditoriali di queste società per azioni. Eppure, come vedremo in maniera più specifica nel prossimo capitolo, anche in questo caso le cronache ci narrano di studi dentistici che aprono e che chiudono nel giro di qualche anno, lasciando spesso i pazienti senza denti e con rate infinite da pagare.
Per tamponare il mercato in crisi molti professionisti stanno puntando sull’associazionismo. Se un solo dentista non ce la fa a sostenere i costi di gestione e rischia di morire soffocato nelle maglie di una burocrazia ormai superata, la soluzione può essere quella di dividere costi e ricavi con altri colleghi. L’iter da seguire è molto semplice, basta trovare un finanziatore in grado di investire sulle tecnologie di cui parlavamo qualche riga fa. L’intento è dei più interessanti. Il dentista si spoglia dei vestiti che lo vogliono manager, imprenditore e addetto alle vendite e torna a indossare soltanto il suo camice. Insieme ai suoi colleghi investe il suo tempo nel ricreare e mantenere quel rapporto di fiducia con il paziente, senza pensare all’amministrazione, alle segretarie, alle tasse da pagare. Il suo stipendio è costituito da una percentuale sul fatturato mensile che comunque gli assicura un’entrata sicura e anche di ottimo livello. Il professionista ha la possibilità di contare su nuove strumentazioni e su numerosi corsi di aggiornamento. Queste corporazioni inoltre spesso hanno anche la possibilità di applicare ottime politiche dei prezzi che senza dubbio attirano il cliente. Siamo arrivati alla soluzione ideale?
Il segreto del successo del turismo dentale
Anche gli studi associati possono nascere e morire nel giro di pochi anni. Il problema infatti, nemmeno troppo velato, è che alla fine anche le associazioni tra professionisti con la presenza dell’investitore privato possono acquisire le dinamiche tipiche e purtroppo i difetti delle catene low cost. Il pericolo è quello di abbassare il livello qualitativo delle prestazioni e dei materiali per rientrare dell’investimento iniziale. Se è vero che una volta il paziente non faceva caso a questi aspetti, oggi le cose sono cambiate. È vero, il risparmio viene prima di ogni decisione ma questo non vuol dire che si è disposti a rinunciare alla qualità. Questo è il segreto del successo del turismo dentale, offrire il meglio a un prezzo ragionevole, giusto. E se ci pensi bene, è quello che il paziente italiano chiede da anni, senza ottenere nessun risultato.
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